mercoledì 7 maggio 2014

"Sign. Provenzano buongiorno,
Allora eccoci qui, le ho inviato un paio di elaborati.
La Tavola n.1 illustra la zona prescelta per la progettazione ( cioè il sotto viadotto di corso Francia, Roma) e le successive 3 tavole contengono i primi passi verso la stessa progettazone....
Come già le ho accennato il progetto è stato da me intitolato N.A.H.T ovvero "New Arts High Tec".
Coinsiste in una nuova concezione di Accademia d'Arte, dove le 7 arti classiche appunto ( architettura, cinema,poesia, musica, cinema ,pittura, scultura) si mescolano all' High Tec., dando vita ad arti a loro volta innovative.
Nel progetto sono previsti:
-N.7 edifici principali (ognuno ospiterà una delle 7 arti)
- Locali commerciali (dedicati alle diverse discipline)
- Spazi ricreativi
_ Un Auditorium
- Una serie di edifici residenziali destinati ad ospitare allievi, docenti ed eventuali special guess del N.A.H.T.
Il tutto avrà il compito di ricreare un vero e proprio concetto di Mixitè all'interno del progetto stesso.
Secondo lei ci sono altre attività che meritano di essere aggiunte a quelle sopra elencate o che reputa addirittura immancabili?
Dopo di chè cerchiamo di entrare un po più nello specifico..
Nella Tavola n.2 troverà uno schema generale della disposizione dei 7 edifici principali (ancora ipotizzata si intende! dato che sono soltanto le prime ipotesi progettuali!).
L'effetto voluto è quello dell'alternanza dei volumi, che sovrapposti, aggettanti e ruotati tra loro, danno vita alla planimetria generale.
Questa fondamentalmente è costituita da due uniche tipologie che si alternano: la TIPOLOGIA A e la TIPOLOGIA B che troverà poi approfondite nelle tavole seguenti.
E' sempre nella Tavola n.2 che noterà delle viste tridimensionali di studio e alcuni riferimenti, ovvero Architetture gia realizzate a cui vorrei ispirarmi per forme e materiali.
Nelle Tavole n.3 e n.4 troverà il dettaglio delle piante delle due diverse tipologie e le griglie modulari attraverso le quali, passo passo, ho ricavato la forma finale degli edifici. Anche qui troverà delle viste tridimensionali da me elaborate per poter meglio ipotizzare l'effetto finale.
Le sembrerà chiaro che ci troviamo ancora in una situazione iniziale di progettazione, dove per ora mi sono soffermata solamente sui 7 edifici principali. Seguirà poi la progettazione degli altri elementi, quali i locali commerciali, l'Auditorium, i percorsi che legheranno il tutto e cosi via...
Aspetto i suoi consigli e i suoi pareri su questi primi "schzzi"...
Cosa ne pensa del contesto in cui si innesta il progetto?
Pensa che il N.A.H.T. sia concettualmente  interessante ed indicato per essere collocato in quella zona particolare?
Pensa che possa essere interessante il connubio tra arti classiche e High tec.?
Le allego alcuni link che la riporteranno ad alcuni video che descrivono in breve cosa potrebbe essere,secondo me, il frutto di questa unione: poesia, musica e pittura che si mescolano nella "sand art" (https://www.youtube.com/watch?v=dEgSoTCgvgA&feature=player_embedded&hd=1 ), o ancora Architettura,pittura e luci che danno vita al 3D video mapping (https://www.youtube.com/watch?v=3fLJvlkTIuo&hd=1 ) o semplicemente danza musica ed high tec. (https://www.youtube.com/watch?v=Fc83SMKGjPY&list=PL419A907198E7DBA9&hd=1).
Aspettando una sua risposta la ringrazio ancora per l'interesse e la disponibilità,
Cordiali Saluti

Vanessa Monetti"




Risposta del Sign. Provenzano:
  
"E' sicuramente molto interessante il tuo progetto che riunisce le varie arti così da facilitare lo scambio delle esperienze Mi ricorda, anche se con le dovute differenze la Bauhaus o la biomeccanica di Mejerchol'd Si erano proiettati con la loro ricerca nel futuro. Del resto ci sono già spettacoli teatrali o di teatro danza dove le scenografie sono proiezioni su grandi schermi bianchi. Adesso devo lasciarti sono sotto spettacoli di fine anno. Ci risentiremo Ciao"

sabato 3 maggio 2014

Dopo una lunga ricerca sono arrivata alla selezione di due potenziali personaggi del mondo dello spettacolo, ipotetici clienti virtuali e testimonial per il N.A.H.T. .
L'attore e regista teatrale Enzo Provenzano http://www.enzoprovenzano.it/home.html#
L'attore e regista teatrale Clemente Pernarella http://clementepernarella.blogspot.it/

"Buongiorno,
 Mi presento, sono Vanessa Monetti, studentessa di Architettura presso la Sapienza Università di Roma. Sono iscritta al quarto anno, del ciclo quinquennale UE ed in questo semestre sto frequentando il Corso di Progettazione Architettonica IV diretto dal Prof. Antonino Saggio. (Ulteriori info potrà trovarle presso il seguente link http://www.arc1.uniroma1.it/saggio/). Immagino che si starà chiedendo come tutto ciò potrà interessarla... glielo spiego subito. Obiettivo del corso è la progettazione di un Architettura a nostra totale e libera scelta, all'interno di uno dei vuoti urbani che lo stesso professore ha selezionato per noi all'interno del Comune di Roma. Una volta scelto il suddetto "Urban Voids" e individuata l'idea principale di progetto è nostro compito procacciarci un cliente "virtuale". Una specie di committente, che può seguirci passo passo ed esprimere il proprio parere ed i propri consigli sul progetto che avanzerà piano piano, fino ad essere pronto poi per il giorno dell'esame finale. Detto ciò, perchè io ho pensato a lei?... Innanzi tutto l'area da me scelta per il progetto è il sotto - viadotto di Corso Francia. Un vero e proprio vuoto urbano, collocato in una zona con altissimo potenziale, dato il vicinissimo Auditorium "Parco della Musica " ideato da Renzo Piano, e lo storico Palazzetto dello Sport di Nervi. Il progetto che io vorrei inserirvi è stato da me intitolato "N.A.T.H" ovvero New Arts High Tec. Coinsiste iu una nuova concezione di Accademia d'Arte, ovvero li vi saranno concentrate le 7 arti (Musica, Cinema, Danza, Pittura, Scultura, Architettura e Poesia) rivisitate però in chiave totalmente moderna, perchè affiancate alle tecnologie High Tec. Ecco che il risultato non sarà più, ad esempio, un semplice spettacolo di danza, ma qualcosa di più suggestivo, in cui oggetto proncipale non sarà più il corpo del ballerino ma anche le luci e gli effetti speciali che insieme a lui diverranno protagonisti... Stessa cosa accadrà ad esempio alla poesia alla pittura e alla musica, che si fonderanno, dando vita alla "Send Art"... Questa è la mia idea di progetto, davvero in breve, e in tutto ciò ho pensato di rivolgermi a lei in quanto sono a conoscenza della sua carriera crescente che va dall'essere stato attore per poi diventare regista, e penso che sia la persona giusta per potermi guidare in questa piccola avventura. Ci tengo a precisare che il tutto avverrà per via informatica, quindi tramite email, qualora non sia possibile incontrarci. Le mostrerò passo passo il mio lavoro, chiedendole dei consigli in piccole "interviste" che poi pubblicherò sul mio blog, affinchè il professore possa monitorare l'avanzamento del lavoro. Naturalmente verrà poi invitato ad assistere all'esame finale, senza obbligo di impegno chiaramente, il giorno 22 luglio 2014. In conclusione, spero di essere stata il più chiara possibile ed aver suscitato in lei un pò di curiosità, le ripeto non si tratterà di un impegno che le porterà via molto tempo, dato che la disturberò solamente alcune volte via mail. Le allego l'indirizzo del mio blog http://vanessamonettilabivsaggio.blogspot.it/ , dove per il momento troverà soltanto i primi passi, ma a breve pubblicherò le tavole con i primi "schizzi progettuali". Sono a sua completa disposizione per eventuali domande, e per il momento la ringrazio per l'attenzione. Aspettando una sua risposta le auguro una buona giornata e un buon lavoro, 
Cordiali Saluti, 

Vanessa Monetti"

Entrambi mi hanno risposto cortesemente, disposti a dedicarmi la loro esperienza.
Ora non resta che spettare i loro pareri sui primi elaborati inviati.
Ok, siamo giunti finalmente a degli elaborati degni di una bella revisione....ora si che entriamo nel vivo della progettazione!



Alcuni schizzi progettuali...




Ex Tempore....


domenica 6 aprile 2014






 Creare la Scacchiera


Prima di introdurre l'opera scelta, che sarà oggetto della creazione della Scacchiera, sarà bene introdurre il contesto storico ed il panorama architettonico, in cui Mies van der Rohe, padre dell'opera, si inserisce...
Ottocento; secolo di grandi sconvolgimenti in tutti gli aspetti della società: l'avvento della “Rivoluzione industriale”.
Per la prima volta la forza lavoro poteva essere prodotta artificialmente, ma questa strabiliante scoperta portò con se anche una serie di conseguenze enormi.
Si verifico uno smisurato fenomeno di migrazione dalle campagne alle città, da parte di cittadini speranzosi di trovare un impiego all'interno delle industrie. Stessi lavoratori che mano mano iniziarono a prendere coscienza dei propri diritti e a lottare per questi. Dall'altra parte invece si trovavano fenomeni ancor più esasperanti come lo sfruttamento minorile o la “questione delle abitazioni” che versavano in condizioni a dir poco subumane, a causa dell'inurbamento affrettato ed arrangiato.
Se ciò era quello che accadeva in ambito sociale, nel campo delle costruzioni si respirava un aria totalmente diversa.
Ci si trovava in un momento cardine, in cui nacquero nuove figure professionali che con l'aiuto dell'ingegneria avevano come solo obiettivo quello di creare nuovi ponti, nuove fabbriche, nuovi edifici, insomma avevano la necessità di legarsi e affiancare l'industria.
Fu infatti questa l'epoca delle grandi prime costruzioni in acciaio, come la Torre Eiffel.

Ma questa frenetica concezione di industrializzazione non si limitò a prendere piede solo in campi di vasta scala, come appena visto, ma iniziò a dilagare anche nell'ambito della produzione di oggetti, ovvero in quello che noi oggi chiameremmo design.
Nacque infatti, proprio in questo periodo, una nuova grammatica stilistica, denominata “Arts and crafts”. Questo movimento che ebbe come massimo esponente William Morris, prese piede in numerose nazioni, divenendo il “cavallo di battaglia” per numerosi Architetti di fama mondiale, tra cui Antoni Gaudì in Spagna, Ernesto Basile e Raimondo D'Aronco nella nostra Italia, Otto Wagner e Joseph Hoffman in Austria, Auguste Perret e Tony Garnier in Francia o Louis Sallivan e Frank Lloyd Wright in America.
Questa nascita avvenne perchè effettivamente in quel periodo l'unica variabile che possedeva la figura dell'Architetto era proprio quella dello Stile.
E fu proprio la volontà di creare uno stile proprio, ottocentesco, che diede vita a numerosi altri movimenti, tra cui “Art Nouveau” in Francia, il “Liberty” in Italia, la “Secessione” in Austria o il “Jungendstil” in Germania.

Ma il vero e proprio volto di una nuova Architettura, iniziò a delinearsi solo più avanti, nel Novecento, con la nascita del “maestro bianco”... ovvero la “Bauhaus”.
Era il 1919 quando Walter Gropius progettò una semplice scuola di arti e mestieri, la “casa del costruire”, in cui confluirono i grandi talenti dell'epoca, provenienti da tutta Europa.
Scopo della Bauhaus non fu solo divenire il centro propulsore di una nuova estetica industriale, ma di entrare nello specifico dello studio dei prodotti utilizzati per la realizzazione degli edifici industriali. Si puntava infatti a capire le regole di nuovi materiali, studiati in appositi Laboratori.

Le circostanze però cambiarono di nuovo quando la suddetta Bauhaus si spostò da Weimar a Dessau e qui di nuovo Gropius fu incaricato, nel 1925, di progettare quella che sarebbe stata destinata a diventare il simbolo della nuova Architettura.
Il Bauhaus si presentava come un grande edificio bianco, con grandi vetrate e corpi di altezze differenti tra loro. Ma la grande novità stava nel fatto che Gropius riuscì con abilità ad infrangere tutti quelli che erano i canoni architettonici, ottocenteschi, fino ad allora perseguiti:
  • il progetto non partì da una forma stabilita a priori, ma bensì dalle necessità specifiche dei singoli ambienti;
  • il nuovo edificio si presentava completamente indipendente dalla strada carrabile, che non delineava più i classici confini, ma anzi, ne diventava parte integrante in alcuni punti. Infatti la strada passava “sotto” il corpo uffici;
  • la struttura era costituita da quelli che rappresentavano i “nuovi materiali” tra cui il calcestruzzo ed il metallo che inoltre permisero di sperimentare il sistema costruttivo discontinuo basato su punti;
  • eliminazione della prospettiva e dei singoli punti di vista attraverso la trasparenza. In questo modo venne abolita anche la netta separazione che fino ad allora c'era tra esterno ed interno.

Siamo dunque giunti al Novecento, anch'esso secolo di profonde trasformazioni.
I più grandi mutamenti furono sicuramente quelli portati di movimenti artistici innovativi: Neoplasticismo, Espressionismo e Costruttivismo.
Tutti e tre questi movimenti trovarono il loro momento di massima espressione nei primi anni venti del Novecento, insieme ad altri quali l'Impressionismo, il Simbolismo il Cubismo ecc...che però si concentravano per lo più sulla pittura, la letteratura e tutte le altre arti.
La nascita del Neoplasticismo coincide con la nascita della rivista “De Stijl” (1917-1928).
Tra i tre fu sicuramente il movimento più compatto, capitanato da Theo van Doesburg e Piet Mondrian. L'obiettivo era quello di “rompere” la scatola volumetrica ( proprio come aveva già tentato di fare Wright nella sua “Prairie Hause”).
Si puntava quindi alla progettazione di un involucro non più chiuso ma creato da un insieme di piani ortogonali. Fondamentale era l'uso dell'angolo retto e dei colori vivi (rosso, giallo, blu, nero e bianco) stessi elementi presenti nei quadri di Mondrian.
Fu in questi spazi che trovarono una nuova collocazione pannelli su pareti e soffitti, pavimenti lucidi e nuovi elementi di arredo e illuminazione: Architettura, pittura, scultura, arredo, decorazione e grafica si fondono. Simboli di questa corrente furono: l'intervento di ampliamento della Casa Schroder, condotto da Rietveld e la creazione della facciata del Cafè De Unie da parte di Oud.


Il Neoplasticismo, nato in Olanda, non potè che scontrarsi con l'Espressionismo, nato contemporaneamente in Germania.
Quest'ultimo partiva però con dei presupposti completamente diversi, perchè diverse erano le condizioni sociali in cui si trovava la nazione. Qui era forte il desiderio di raccordo con la società, seguendo quelle che erano le idee socialiste e comuniste.
In quest'epoca Architetti come Bruno e Max Taut, critici e letterati si unirono in una solidale catena, manifestando il bisogno di un riscatto sociale e politico, attraverso architetture che apparivano dilaniate. Si studiarono nuove forme geometriche, derivate dai minerali e dai cristalli o al contrario nuove forme avvolgenti e sinuose.
Numerosi furono gli Architetti che parteciparono attivamente a questo movimento, tra cui Hugo Haring o Hans Scharoun. Ma tra tutti, colui che progetto l'Architettura simbolo dell'Espressionismo fu Erich Mendelsohn : Torre Einstein.
Magmatica e fortissima opera creata nel 1924 a Potsdam, in onore del grande fisico di origine ebree proprio come l'Architetto. Un edificio che si impenna in una sua parte, per catturare i raggi luminosi, mentre si sdraia dall'altra parte che ospita le macchine spettrografiche per l'analisi della luce.

Infine troviamo il Costruttivismo, che sembra essere il risultato dei due precedenti movimenti.
Per prima cosa quest'ultimo nacque in Russia, contemporaneamente ad un volume del 1922 di Alexei Gan. Se da una parte, il Costruttivismo sostiene le regole del Neoplasticismo e la sua volontà di creare una propria sintassi, dall'altra attua uno spirito rivoluzionario, pari a quello Espressionista.
Gli Architetti costruttivisti cercarono di trovare i “perchè” e i “come” della loro epoca.
La Russia di quei tempi necessitava di un nuovo linguaggio, che naturalmente non poteva che essere macchinista, proprio come macchinista, industriale ed operaio era il suo cittadino. Il pensiero che sostenevano i costruttivisti etra quello della disaggregazione. Il loro processo progettuale era distinto in due fasi.
La prima consisteva in una fase analitica, in cui venivano studiate le nuove caratteristiche formali dell'Architettura, come la trasparenza, la superficie e le insegne. La seconda fase invece consisteva in un processo di assemblaggio, guidato da diverse tecniche: penetrazione, abbraccio, accoppiamento, cumulo, montaggio, aggregazione. I risultati furono sempre Architetture stridenti, violente e rumorose, che tendevano effettivamente a sembrare grandi macchine perfino semoventi, come nel caso di Torre Tatlin, di Vladimir Tatlin, realizzata per la Terza Internazionale. Questa era una spiraliforme torre d'acciaio che conteneva dei corpi vetrati semoventi.

In questi anni di intensa innovazione e cambiamento si esisteva solo se si era in grado di aderire con forza ad un sistema ideologicamente definito, divenendone portavoce... proprio come fece Mies van der Rohe.
Più che agli aspetti plastici , lui era interessato alla trasparenza e alle forme cristalliformi.
Fu proprio seguendo queste linee guida che progetto vari grattacieli tra cui il primo, di vetro e pianta poligonale,1919 destinato ad un lotto triangolare di Berlino; e un secondo grattacielo di vetro a superfici convesse, 1921.
Progetti molto importanti che rappresentano la volontà, presente nell'Architetto, di sondare nuove proposte costruttive, come l'arretramento della struttura portante dal filo esterno.
Ma non solo, infatti in quello che fu il suo progetto cardine, ovvero la Villa in mattoni del 1923, rivelò l'interesse per lo spazio totale.
Dimostrò così un nuovo e forte interesse per l'orizontalità e l'estendersi verso l'infinito dell'Architettura. Fu proprio lavorando su questi due aspetti che riusci a compiere un passo avanti:
affiancando lo stile pittorico di Mondrian alla grammatica scompositiva neoplastica, creò Casa Rietveld. Il simbolo dello spazio totale.
È in quest'opera che Mies riesce con successo a mescolare le tre concezioni fondamentali di tre Architetti, anch'essi luminari:
  • Walter Gropius, trasparenti e astratti i volumi, raramente scatolari si espandono attraverso un movimento meccanico;
  • Le Corbusier, i volumi puri sotto la luce vengono adagiati come su un vassoio, ovvero uno spazio continuo e indefinito. Lo spazio è il fluido magico, un polmone di aria, di luce e di verde.
  • Mendelshon, lo spazio è cosmico,pieno di eventi e curvato dall'Architettura.
Il risultato? Una dualità forte tra Architettura e ambiente, tra esterno ed interno, tra edificio e città.
Mies parte da un idea di spazio totale, analogamente scoperto o coperto, con la presenza di setti che articolano porzioni sempre connesse. Non ha importanza cosa è fuori e cosa è dentro, se lo spazio è totale allora lo sarà anche il progettare. Non cambia il “come” ma il “cosa”, ovvero i materiali utilizzati: da quelli duraturi e solidi della costruzione a quelli più leggeri e trasparenti. Simbolo di questa teoria di totalità è certamente il Padiglione tedesco a Barcellona, 1929.
Mies nel 1933 fù obbligato a chiudere il Bauhaus di cui era divenuto direttore, per poi lasciare la Germania e diventare il progettista dell' ILLINOIS INSTITUTE OF TECHNOLOGY di Chicago.
...Ed è proprio questo il progetto scelto per la creazione della mia Scacchiera.
Fu in questo progetto che si notò un leggero arretramento rispetto a quella che fu tutta la sua retorica. Infatti si limitò ( forse a causa degli scarsi fondi o dalla rigidità del clima dell'Illinois) a creare una rete con un modulo costruttivo da 7,20m, in cui inserire una serie di scatole volumetriche. Queste scatole appaiono quasi mute, senza sistemi di connessione, ma con interessanti dettagli quali gli elementi metallici, le superfici vetrate e dei pannelli ora vetrati ed ora in mattoni. L’attenzione riservata fin dalla prima fase di progettazione da Mies van der Rohe per i particolari costruttivi degli edifici del campus universitario dell’Illinois Institute of Technology configura lo studio del dettaglio come strumento per il controllo espressivo e per la verifica della fattibilità tecnica della soluzione prospettata.
Gli edifici progettati ,sono caratterizzati da una identica matrice costituita dall’accostamento
dell’acciaio,del vetro e della muratura in laterizio. Proprio a partire dalla diversa combinazione di elementi in acciaio,di murature in mattoni e di superfici vetrate, gli edifici sono sviluppati secondo una serie di variazioni che consentono da un lato di differenziare l’immagine del singolo edificio salvaguardandone l’identità e la chiara riconoscibilità all’interno del campus,mentre dall’altro di dichiarare esplicitamente la loro appartenenza a un progetto unitario che,tra gli obiettivi prioritari,aveva quello di costituire un segno visibile di progresso urbano da contrapporre alla pessima qualità degli insediamenti circostanti.
Dopo aver brevemente introdotto il progetto....quale potrebbe essere il Bang??
osservandolo mi sembra che sia ancora forte l'influenza del De Stijl, quindi alla sua base potrebbe esserci ancora un quadro di Mondrian a fare da Bang?..
o ancora, volendo forse rompere con gli schemi distributivi attuati fino ad allora, la volontà fu quella di attuare una distribuzione con dei pezzi completamente svincolati tra loro ma riconoscibili, cioè riconducibili facilmente allo stesso progetto d'insieme per forma e materiali. Libertà di distribuzione esterna generale, ma non interna. Ovvero se prima utilizzava una libertà distributiva che partiva da un nucleo, in questo caso è totalmente esplosa su tutto lo spazio, ma sempre libera.
Perchè ho scelto questo progetto...
Sono stata catturata dal termine “tecnology” essendo questo il punto cardine del mio programma progettuale all'interno dell' urban voids ( N.A.H.T New Accademy Hig Tecnology).

So che è stata un'idea un po azzardata dato che è un progetto un po denigrato riguardo l'intera etica di Mies. Tutto sommato mi è sembrato molto interessante l'idea di avere un unico progetto svincolato in piu singoli moduli, che nel mio caso potrebbero essere ripresi e ricollocati al di sotto del viadotto, seguendo vari tipi di distribuzione libera, proprio come fece Mies nelle due distinte fasi progettuali prima e dopo il progetto in questione.








cosa accade oggi all'interno dell'istituto?...http://www.youtube.com/watch?v=AB08J9uoozw&hd=1

sabato 15 marzo 2014

OK...sulla scelta dell'Urban Voids ci siamo!....ma cosa ci progettiamo?!...buttiamo giù un paio di idee, e soprattutto...A.A.A cercasi riferimenti guida!!


...Iniziando ad aprire gli occhi su gli URBAN VOIDS proposti...

giovedì 27 febbraio 2014

Oggetto del corso di Laboratorio di Progettazione III, svoltosi nello scorso anno accademico 2012/2013, è stata l'idealizzazione di un Parco e di una Funeral Home, con l'obiettivo di riqualificare il tessuto urbano della città di Concordia sulla Secchia.
Questo comune collocato nella regione Emilia Romagna, è in lenta ripresa dai danni portati dal tremendo terremoto avvenuto due anni fa, che ebbe come epicentro il comune di Mirandola, poco di stante da Concordia sulla Secchia.
Il territorio scenario dell'intero iter progettuale, svolto e suddiviso in tre fasi, offre inoltre importanti elementi ambientali,che altro non fanno che accrescere il potenziale del territorio.
Ad esempio, l'intero comune è attraversato dal fiume Secchia, da cui prende anche il nome, che ha rappresentato un importante elemento da valorizzare, sia con la creazione di piste pedonali e ciclabili che lo costeggiano e sia perchè rappresenta lo scenario di affaccio della Funeral Home ideata.
È dopo aver condotto uno studio sulle caratteristiche fisiche, socio ed economiche del territorio, che abbiamo dato il via alla fase progettuale.
Come detto precedentemente, l'iter progettuale è stato suddiviso in tre fasi:
1 – ANALISI URBANISTICA
L'analisi urbanistica condotta sul Comune di Concordia sulla Secchia, da noi effettuata, è stata guidata dal Prof. Sergio Zevi.
Questa fase è iniziata con una “valutazione dello stato di fatto del territorio”, apprendendo dove finisce l'artificialità e dove inizia la naturalità dell'ambiente. È per il primo che sono stati analizzati i tipi edilizi e la loro distribuzione.
Concordia presenta una configurazione distributiva ben definita, che si sviluppa per lo più a ridosso di elementi infrastrutturali viari principali, presenti in zona.
Sono spesso presenti lottizzazioni come villette con giardini privati, che costituiscono ambiti paesistici di pregio.
Sono assenti grandi spazi di risulta quali spazi abbandonati o di discarica, e infine risulta netto il confine tra area residenziale ed area industriale.
Dopo l'analisi dello stato di fatto si è passati alla “analisi del contesto urbano”, fornita dallo studio di tre distinti sistemi territoriali:
-L'analisi del sistema AMBIENTALE
-L'analisi del sistema MORFOLOGICO-FUNZIONALE
-L'analisi del sistema della MOBILITA' .
Tutti i sistemi sono stati analizzati singolarmente e rappresentati su planimetrie catastali.
1 – PROGETTAZIONE DEL PARCO
Il concept scelto e seguito per l'intero iter progettuale si basa sulla figura dell'ALBERO.
È stato questo il simbolo prescelto, dati i suoi profondi significati, per poter dare forma sia al parco che alla funeral home.
Il parco si presenta infatti come un enorme spazio, con alternanza di zone coperte e non e disposte su livelli diversi.
È proprio nel bel mezzo del parco che sorge una enorme copertura, inclinata, con lo scopo di ricordare il movimento irregolare di una corteccia, che ospita i quattro volumi, contenenti rispettivamente un bar, dei servizi igienici, un punto di noleggio bici e attrezzature e un info-point.
È quest'ultimo a rappresentare una parte fondamentale dell'intero progetto, perchè punto di raccolta e organizzazione dei fruitori del parco, ma anche dell'intera città.
Ultimo aspetto fondamentale è che nel progetto del parco idealizzato si è mantenuta la promessa di fornire finalmente un punto di incontro, quale una piazza, ad una città finora sprovvista.
3 – PROGETTAZIONE DELLA FUNERAL HOME
Il successivo step progettuale ha interessato l'ideazione della FUNERAL HOME, complessa struttura che, provenendo da paesi esteri quali l'America, inizia a prendere largo impiego anche in Italia.
Si tratta di una struttura destinata ad accogliere le salme e i dolenti, accompagnando e sostenendo le famiglie nell'intero iter di servizi, che va dal trattamento alla preparazione delle salme fino alla celebrazione del rito finale, religioso o meno che sia.
La struttura infatti contiene sia zone ad uso interno quali servizi per l'autopsia o tanatoestetica, camere mortuarie per la veglia del defunto con stanze di attesa per i dolenti e una cappella multi confessionale.
Sono inoltre presenti locali commerciali per le onoranze funebri e un locale per la ristorazione.
Il tutto collocato nel modo migliore per garantire il rispetto e la privacy dei dolenti che usufruiranno della struttura e dei suoi servizi.
Portando avanti il concept posto all'inizio, la Funeral home esternamente si presenta come una serie di radici che, partendo dal fiume si snodano e si sovrappongono dando vita a spazi particolari sia internamente che esternamente.
Il tutto incoronato con numerosi spazi verdi e con una suggestiva vista sul fiume Secchia.